venerdì 12 novembre 2010

HITLER E LUCIETTA SCARAFFIA PER IL CELIBATO DEI PRETI

Adolf Hitler  nel suo “Mein Kamph”   ha parole di elogio per la Chiesa Cattolica e loda la sua dottrina a favore del celibato dei preti  il quale, a suo avviso, evita il pericolo del favoritismo verso i parenti  che, evidentemente, anche allora affliggeva la  Germania .
“Il celibato” scrive,  ”….è cagione della forza sempre viva che è in uso in quell’antichissima organizzazione…..A cagione del celibato dei preti bisogna scegliere i preti futuri non dal clero ma dalla grande moltitudine  del popolo…Perché per il fatto che questo immane esercito di ecclesiastici si accresce senza fermarsi sui ceti inferiori,  la Chiesa serba il naturale legame col mondo dei sentimenti del popolo  e si garantisce un insieme di forze che si trova soltanto sotto quell’aspetto nell’estesa moltitudine del popolo. Di qui consegue la meravigliosa giovinezza di quell’immensa istituzione , la sua elasticità spirituale  e la dura forza di volontà”.   E conclude affermando  che, sull’esempio della Chiesa,  anche lo Stato dovrà curare “un continuo rinnovo delle classi intellettuali  per mezzo di sangue nuovo degli strati più bassi…,scegliendo con attenzione dalla massa del suo popolo gli uomini meglio dotati dalla natura e di metterli  al servizio della comunità”.In sostanza  pare  emergere  dalla  prosa non sempre chiara di Hitler, questo pensiero: dato che  la “parentopoli” è un male difficile da sconfiggere, almeno  con il celibato  si elimina la concorrenza delle  mogli,  dei  figli e dei nipoti dei preti,  che sarebbe invece possibile  ove essi si potessero sposare.      
Questo ragionamento, pur provenendo da chi, nel tempo, non Le si è certamente  dimostrato troppo  amico, conferma dunque, per altra via,  la bontà della scelta fatta dalla Chiesa. 
 Ma è una combinazione singolare che la nota giornalista cattolica Lucietta Scaraffia in un breve trafiletto sul Corriere della Sera del lontano martedì  9  dicembre  2008 sotto il titolo “Il celibato dei preti”, per sostenere il celibato dei preti,  usi  - inutile dirlo, inconsapevolmente, perché è assurdo pensare che sia andata a cercare sostegno alla sua tesi proprio nel “Mein Kamph”  -  lo stesso ragionamento fatto da Hitler quasi un secolo fa.
Scrive dunque:  “…Quasi  tutti  i giorni leggiamo articoli di denuncia  contro la parentopoli  dominante in Italia… Davanti alla giusta indignazione di chi vorrebbe selezioni più meritocratiche, viene voglia di ricordare come la Chiesa, intorno all’anno Mille, proprio per prevenire tali derive, abbia imposto il celibato ai preti. Sì, proprio quel celibato tanto deriso  e criticato dai laici , qualche merito ce l’ha pure: a parte qualche caso  di nepotismo  -  e comunque almeno di mogli e figli si faceva a meno  -  la Chiesa è stata per secoli un’istituzione prevalentemente meritocratica. Cari amici laici, capite adesso che guaio sarebbe  se il celibato che a tanti di voi non piace fosse abolito dalla Chiesa?”.
 Pare incredibile, ma è vero:  certi ragionamenti, pur partendo da mentalità opposte, giungono, talvolta,  alle stesse conclusioni.                                                  Giovanni  Zannini         



 Gi

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