lunedì 8 novembre 2010

A PROPOSITO DI PATRIOTTISMO

Concordo con la lettera di  Antonio Prezioso – che  ben conosco ed ammiro per la grande cultura e l’esperienza maturata in importanti incarichi politici ed amministrativi – qui apparsa lo scorso 24 ottobre allorchè rimprovera alla Lega di “far rinascere un irrazionale ed intempestivo  spirito vetero-patriottico  di cui non si sente il bisogno in tempi  di europeismo e di globalizzazione”.
Quello spirito  “patriottardo” che esaltava la forza e la violenza nei rapporti politici interni, ed  il “fai da te” in quelli internazionali al  difuori di ogni vincolo derivante dalla convivenza con gli altri popoli in nome di una affermata superiorità di razza e di una presunta missione derivante  dalla passata grandezza di Roma
Quel sentimento per cui in tempi che lui ed io abbiamo vissuti, per essere patrioti occorreva fin dai primissimi  anni indossare la divisa ed imparare a maneggiare il minuscolo moschetto dei balilla-moschettieri per divenire una volta cresciuti perfetti soldati in grado di portare con le armi nel mondo la civiltà  perchè l'italiano è il popolo più forte, civile, intelligente, lavoratore e maschio che ci sia mentre gli altri sono incivili, rammolliti, sfruttatori, imbelli, zozzi,  e pure tonti.       
Questo è il vecchio patriottismo che con Prezioso rinnego.
Ritengo, però,  che non vada criticato  il patriottismo  “sano”, quel sentimento che ti fa fremere allorchè  sventola il tricolore (simbolo della terra in cui sei nato e di tutti quelli che l’hanno popolata e la popolano) e canti l’inno nazionale,   che non contrasta in alcun modo con i principi morali  e  religiosi da  Prezioso e da me apertamente professati. 
Anche se, diciamolo francamente, l’inno nazionale  esigerebbe un’aggiustatina, non per la musica che è bella e trascinatrice, ma per il testo, per renderlo meno guerriero ed immettervi  sentimenti di pace e di giustizia.
Oggi,  per fortuna, non vi è  necessità di morire per la patria, ed oggi patriota è chi contribuisce   con l’ onestà,  il  lavoro, la forza intellettuale e fisica, lo spirito di sacrificio, lo studio, l’intraprendenza, la partecipazione politica e pagando le tasse, al bene comune materiale e morale della società in cui vive.
L’Italia potrà così confrontarsi,  in una sana e pacifica competizione con le altre nazioni,  e   legittimamente rallegrarsi quando avrà ottenuto dei buoni risultati,  come in famiglia si gioisce per i successi  scolastici del figlio o per la sua vittoria in una competizione sportiva.
Senza rinnegare (mai!) gli eroi del passato che sono stati costretti a porre il  valore, il coraggio, l’ entusiasmo, l’ intelligenza, lo spirito di sacrificio e l’ intraprendenza di cui erano tanto  ricchi, al servizio della violenza anziché del lavoro, della pace e della civiltà.
E’ animato da questo “sano” patriottismo che il 4 novembre 2010  ho esposto il tricolore.   
                                                                                                     
                                                                                           Giovanni Zannini

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