sabato 22 settembre 2012

Racconto - IL RESTAURATORE DI CANZONI


IL RESTAURATORE DI CANZONI

Penso capiti a molte persone anziane   di svegliarsi la mattina con in testa l’aria di una canzone in voga ai tempi della loro gioventù. Non so per quale fenomeno del nostro cervello  che è una macchina meravigliosa complicatissima e strana, ma è così. E allora ti metti a canticchiare  “Vento, vento, portami via con te”,  “Torna piccina mia, torna dal tuo papà”, “Mamma”,  “Vivere” e così via.
Ma anche, e questo è il pericolo, “Giovinezza”,  “Vincere!”,  “Faccetta nera”,  “All’armi siam fascisti”,  e molte altre di questo genere  piuttosto superate.  
Capirete, “Giovinezza” l’abbiamo cantata da quando eravamo figli della lupa, “Faccetta nera” per la conquista  d’Abissinia,  e poi “Vincere” durante tutta la seconda  guerra mondiale, ogni sera,  nella trasmissione radiofonica “Canzoni del tempo di guerra” -  assieme a “La sagra di Giarabub”, “L’inno dei sommergibilisti” , l’”Orticello di guerra” ecc.  – per cui è fatale che nonostante il tempo trascorso, qualcosa in testa ti sia rimasto.
Con la differenza, però, che mentre  la gente  guarda con tenerezza il vecchiotto che canticchia “Vento, vento”,  se quello, per distrazione,  attacca “Giovinezza”, gli danno del fascista e qualcuno addirittura lo vuole menare.    
E allora, tenuto conto che le parole non  vanno più bene, ma che le arie sono buone,  non resta che cambiare, con una sapiente opera di restauro,   le prime,  e tener buone le seconde: in tal modo alcune canzoni incriminate potranno essere tranquillamente cantate anche ai giorni nostri senza il pericolo di prendersi in testa un fracco di legnate.
Pertanto, soprattutto per i giovani che non lo conoscono, indicherò il  testo originale  e poi, in maiuscolo, quello da me restaurato; mentre per quanto riguarda il motivo musicale, dal momento che non sono in grado di trascrivere le note del pentagramma, consiglio loro di rivolgersi  a qualche nonno, bisnonno o prozio che,  anche se un pò rimbambiti, data l’indigestione fattane in gioventù, di sicuro non se le sono dimenticate.
Prendiamo, ad esempio, “Giovinezza”:  con pochi  ritocchi l’ho messa in grado di essere cantata senza pericolo da chiunque, e, addirittura, di essere proposta a Sanremo per il prossimo festival.
Infatti  l’”incipit”  “Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza, della vita nell’asprezza  il tuo canto squilla e va” è stato da me trasformato in “GIOVINEZZA, GIOVINEZZA, PRIMAVERA DI BELLEZZA, NELLA VITA LA BELLEZZA DONA LA FELICITA’”. A questo punto l’ostacolo principale era costituito da quel “…e per Benito Mussolini eia, eia, alalà”  ripetuto due volte sul quale era assolutamente necessario intervenire.
Per la verità, anche ai suoi tempi   questa frase creava  problemi perché specie  i più piccini (“Figli della lupa” e “Balilla”, ma anche qualche “Avanguardista” tonto, nonostante le ripetute raccomandazioni, e anche qualche scappellotto di capisquadra e capimanipolo) inserivano una “e” di troppo   fra il nome ed il cognome del Duce cosicchè pareva che le persone fossero due, un “Benito” e un “Mussolini” con dimezzamento quindi  dell’autorità dell’unico, vero, “Benito Mussolini”.
Ed ecco la nuova versione riveduta e corretta:”…E ALLE MAMME ED AI BAMBINI LA SALUTE  PORTERA’; E ALLE MAMME ED AI BAMBINI LA FORTUNA ARRIDERA’ ”.
Qualche maggior difficoltà ho dovuto superare per il restauro di “Vincere!”, che ho ritenuto di  trasformare  da inno bellicoso in canzone leggera e pacifista.
Così “Vincere! Vincere! Vincere! E vinceremo in cielo, in terra e in mare! E’ la parola d’ordine  d’una suprema volontà ! Vincere! Vincere! Vincere!  Ad ogni costo nessun ci fermerà. I cuori esultano, son pronti ad obbedir, son pronti, lo giurano, o vincere o morir” è divenuto:” “RIDERE, RIDERE,RIDERE, NOI RIDEREMO IN CIELO IN TERRA E IN MARE, E’ LA PAROLA D’ORDINE DELLA MODERNA CIVILTA’. RIDERE, RIDERE, RIDERE,  MAI PIU’ NESSUNO AL MONDO PIANGERA’. LE NOSTRE BOCCHE CANTANO:  LA PACE E’ LIBERTA’.  E SEMPRE SIA LODATO CHI RIDERE VORRA’ ”.
L’opera di restauro di altre canzoni procede alacremente, e già molte importanti riviste letterarie hanno dedicato recensioni favorevoli a questa nuova espressione di cultura  della quale mi considero a buon diritto fondatore e caposcuola.
                                                                                                            Giovanni Zannini   

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