martedì 30 ottobre 2012

PERCHE' TALVOLTA IL "MALE" VINCE SUL "BENE"


RACCONTO

Anche  fare il Padreterno, checché se ne dica,  è fatica: se crea pensieri e preoccupazioni  far andare avanti una grande industria, pensate come dev’esser difficile far funzionare bene quell’ enorme  azienda che è il mondo intero.
Così, anche Lui ha il diritto, ogni tanto,  di riposarsi  , come fece, ad esempio, come dicono  le Scritture  (……”il settimo giorno si riposò”…..) dopo la faticaccia della creazione del mondo: e, quando può, il  divertimento  preferito è quello di assistere ad una partita  purchè   ben giocata, perchè Lui s’intende anche di  calcio.
Ma anche in quella occasione,  una volta,  Gli  toccò scervellarsi per  risolvere un grosso problema.
La partita fra il  “Forza Legnanego ” e  l’ “Avanti  Montebasso” era stata  bella,  Lui si era proprio  divertito ed  a pochi minuti dalla fine il punteggio era  in perfetta parità, 2 a 2.
Ma un fallo in area compiuto da un difensore del  Legnanego  aveva indotto  l’arbitro, inflessibile,   a decretare un sacrosanto rigore contro di  lui.
L’allenatore del  Montebasso non ha dubbi: il miglior rigorista di cui dispone è  il Carletto Trepalle, terzino di spinta, e lo chiama.
Carletto si avanza pensoso, teso, pallidissimo, conscio della responsabilità affidatagli e, raggiunto il dischetto,  si inginocchia alzando le braccia al cielo: lo sguardo ,  intenso, scruta l’azzurro mentre le labbra compiono un leggero movimento  che gli specialisti del linguaggio labiale leggono come un’invocazione: “Signore, aiutami!”
Da parte sua il portiere   del Legnanego,   Gioachino Paratutto,  in piedi, eretto, immobile, freddo, al centro della porta, anch’esso con lo sguardo rivolto verso l’alto, compie per ben tre volte un vistoso  segno di croce ed alla fine lancia in cielo,  facendolo ben schioccare, il bacio regolamentare  colmo di   affetto  e di speranza.
E’ chiaro che ciascuno dei due chiede il Suo intervento, ma Lui  non sa che pesci pigliare.
Incarica allora i suoi servizi informazione di accertare con la massima celerità quale  sia quello  più meritevole , ed  il responso dei servizi  Gli  offre in un battibaleno un chiaro quadro della situazione  che non Lo toglie, però, dal suo imbarazzo.
 Il rigorista Carletto Trepalle, 20 anni,  è un fior di ragazzo di ottimi principi, praticante, fa  dottrina ai bambini della prima comunione,  è onesto, studioso, dedito al volontariato, raccoglie le elemosine in chiesa,  con le ragazze è cordiale, simpatico, allegro, ma fermi là.
Il portiere Gioachino Paratutto,  anni 29, buon lavoratore, è sposato, 5 figli, fedele alla moglie - alla quale non ha mai fatto neppure  mezzo corno -  canta nel coro della parrocchia, fa carità, prega molto ed osserva con scrupolo tutti i 10 comandamenti.
Insomma, due santi, ma quale preferire? S.Pietro, Suo consigliere di fiducia,  Gli propone un  piano che, approvato,  scatta immediatamente.
Improvvisamente,   il rigorista Carletto, sempre più emozionato,  cede alla tensione e si accascia, svenuto: viene portato fuori barellato ed allora  l’allenatore chiama a sostituirlo il centrocampista Giacomo Granpiede.
L’aspetto non promette niente di buono sul piano etico:  si fa avanti  saltellando in bello stile, borioso , con l’aria di dire :” Mò vi faccio vedere io!” ; i capelli gli pendono da ogni parte; ciancica sgangheratamente gomma americana; ostenta muscoli gonfiati e lancia, con i suoi occhi grigiastri, lampi carichi di libidine verso una biondona  che siede  in tribuna, da tempo oggetto della  sua  concupiscenza.
Una rapidissima indagine dei servizi conferma quanto è evidente a prima vista:  come centrocampista, mica male, ma , per il resto,  gran puttaniere, si sbronza,  bestemmiatore incallito,  ostile alla Trinità, voglia di lavorare nessuna,  e pure  qualche spinello.
 A questo punto,  Lui non ha più dubbi :  la partita verrà vinta dal “Legnanego”  per merito delle specchiate virtù del suo portiere Gioachino Paratutto.
Ma il perverso centrocampista  Giacomo Granpiede,  giunto, dopo breve rincorsa,  sulla sfera,  le dà una botta che avrebbe perforato la corazza di un carrarmato,  scagliandola sull’incrocio dei pali alla destra del casto  portiere Gioachino Paratutto che -  incredibile!, no! non è possibile!  -  contro ogni legittima attesa e nonostante un perfetto volo d’angelo non può evitare che il pallone si insacchi scuotendo  violentemente la rete della  sua porta .
Lo sdegno, lo sgomento e l’ira s’ impadroniscono  degli ultras  de l  ”Forza Legnanego” che cominciano a mugugnare e ad avanzare  seri dubbi sulla Giustizia Divina, con commenti  sui quali è meglio sorvolare.
Ma com’era potuto accadere un fatto così grave? Quel Giacomo Granpiede,  peccatore incallito,  uomo dissoluto, che ha la meglio su quel sant’uomo di Gioachino Paratutto? 
Ecco cos’era successo.
Nello stesso momento in cui il Granpiede  aveva preso la rincorsa per calciare,  Lui era stato richiesto di intervenire   per sedare una grave rivoluzione scoppiata in Guatemala  dove si erano messi  a spararsi dietro con morti e feriti, e perciò si era spostato nella sala comando emergenze.  
Ma quando poi, dopo aver sistemato  il Guatemala,  Lui era tornato  in sala TV e si era reso conto di quello che, in sua assenza, era successo,  si era arrabbiato, e come: perché è vero che, come sta scritto, è “lento all’ira”,  ma quando Gli scappa la pazienza, son dolori.               
“Insomma – era sbottato –,  possibile che debba pensare a tutto io? Non potevate, che so ,  far ingamberare quel farabutto  del  Granpiede, fargli venire un giramento di testa,  un  improvviso disturbo intestinale, un crampo maligno o qualche altro accidente,  in modo da evitare questo scandalo?”.
Diversi  consiglieri e  assistenti, dopo quella lavata di capo,  con le orecchie basse, ci rimisero il posto, ma ormai l’arbitro  aveva segnato sul suo tacquino l’esito del rigore,  il tempo era scaduto, e così non ci fu più nulla da fare.
Fu così che  il “Forza Legnanego ”,  la squadra dell’angelico portiere Gioachino Paratutto  aveva perso contro l’ “Avanti Montebasso” del malefico centrocampista Giacomo Granpiede: e, quella volta, purtroppo,  il Male aveva prevalso sul Bene.
Certo, la gente certe cose non le sa, e brontola.
Ma quando succedono, non è per colpa Sua, è che è troppo occupato, ha troppe cosa per la testa da mettere a posto, tutti  Lo tirano per la giacca, pretendono grazie e miracoli: e allora Lui, qualche volta,  si distrae o si dimentica , e il Diavolo, quel maledetto,  sempre in agguato, ne approfitta, e ci mette la coda.                                                                                            Giovanni  Zannini
                                          

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