martedì 1 gennaio 2013

Nella seconda guerra mondiale - LA ROTTURA DELL'ALLEANZA FRANCO-INGLESE E LA MANCATA UNIONE TRA FRANCIA ED INGHILTERRA

Sono note le drammatiche vicende che portarono, a seguito dell’armistizio dell’ 8 settembere 1943 fra l’Italia e gli Alleati,  alla rottura dell’alleanza italo-tedesca nella II Guerra Mondiale. Le trattative  condotte dall’Italia nella massima segretezza e con una serie di sotterfugi e di false rassicurazioni,   consentì  ai tedeschi di imputare agli italiani l’accusa di  tradimento  dal momento che il testo del “Patto d’acciaio” stipulato tra Italia e Germania il 22 maggio 1939 prevedeva all’art.5 che “Le Parti contraenti  si obbligano fin da ora , nel caso di una guerra condotta insieme, a non concludere armistizi  e paci se non di pieno accordo fra di loro”.
Il che, proseguono i tedeschi, giustifica anche il massacro di  Cefalonia: poiché l’Italia (affermano) dichiarò guerra alla Germania solo il 13 ottobre 1943, fino a tale data i soldati italiani dell’isola  erano loro alleati,  e la punizione di un alleato che tradisce deve essere esemplare
Ma va rilevato, a proposito di tutto quanto sopra,   che Mussolini  ribaltò a sua volta sui tedeschi l’accusa  di tradimento allorchè  apprese che  essi avevano condotto, senza dirgli nulla, trattative con gli Alleati per por termine al conflitto  e che la firma dell’armistizio era imminente, se non,  addirittura,  già avvenuta.
Quando, infatti, nel corso del  drammatico  colloquio avvenuto nel tardo pomeriggio del 25 aprile  1945           nell’Arcivescovado milanese con i rappresentanti della Resistenza italiana , egli apprese la notizia, ebbe una violenta reazione affermando: ”  I tedeschi ci hanno dato la pariglia dell’ 8 settembre…Per una volta tanto si potrà dire che la Germania ha pugnalato nella schiena l’Italia. I tedeschi ci hanno sempre trattati come schiavi..” ritenendosi con ciò libero  da ogni impegno verso di loro che il maresciallo Rodolfo Graziani,  presente al colloquio, lo invitava, invece, a rispettare ancora.    
La rottura dell’alleanza   fra inglesi e francesi avvenne invece  con modalità ben diverse, alla luce del sole, a seguito di ripetute trattative condotte fra di loro in base all’accordo  stipulato il 28 marzo 1940  tra Francia ed Inghilterra che prevedeva   il divieto di trattative separate con i tedeschi per l’armistizio o per la pace. 
L’argomento è diffusamente trattato nel volume III - intitolato “Il crollo della Francia” - della monumentale opera in 12 volumi  “ La Seconda Guerra Mondiale”  di Winston Churchill, che nel 1953 gli valse l’attribuzione del Premio Nobel per la Letteratura.
Quanto segue recepisce i fatti quali riferiti dall’autore,ma l’autorevole riconoscimento del Premio Nobel  attribuisce loro implicitamente  serietà ed autorevolezza.
Per completezza, viene altresì  commentato  un articolo a firma Roberto Festorazzi apparso sul quotidiano “Avvenire” del 5 luglio 2011 dal titolo “1940, il tradimento di Churchill” che esamina il problema dal punto di vista francese.

LA FRANCIA  IN GINOCCHIO

Nel giugno 1940 le truppe francesi ed alleate che si battevano contro i tedeschi invasori erano sfinite.
Il generale Maxime Weygand, comandante supremo delle forze armate francesi, riteneva impossibile proseguire la guerra ed era dunque favorevole a chiedere l’armistizio mentre il solo  giovane generale De Gaulle con pochi altri era favorevole alla prosecuzione.
In tale drammatica situazione   Paul   Reynaud,  capo del governo francese, consapevole del solenne impegno assunto da Francia ed Inghilterra con l’accordo del 28 marzo,  in un incontro a Tours ove il governo francese, lasciata Parigi, si era trasferito, riferì a  Churchill  che il  governo lo aveva incaricato di sondare le intenzioni britanniche ove la Francia intendesse richiedere l’armistizio.  Il Primo Ministro inglese rispose affermando che, pur comprendendo le drammatiche condizioni in cui si trovava, la Francia avrebbe dovuto proseguire la guerra a fianco degli inglesi: anche se avesse perduto l’intero territorio  metrolitano, la lotta contro la Germania avrebbe potuto continuare dal Nord Africa francese, Algeria, Tunisia e Marocco ove il governo  si sarebbe  potuto trasferire.
Contemporaneamente Churchill sollecitò Reynaud ad inviare un appello urgente al Presidente Roosvelt  per sollecitare  l’ intervento degli USA.nel conflitto a fianco degli alleati, con il  che  la resistenza francese ai tedeschi avrebbe   potuto proseguire  ed in tal modo la pace separata sarebbe stata evitata. Intanto,  in attesa della risposta, i francesi erano invitati a  “tener duro”.
Nonostante anche il convinto  appoggio di Churchill alla pressante richiesta francese, la risposta di Roosvelt  fu sconfortante: riconosceva ed ammirava l’eroismo dei francesi, avrebbe incrementato gli sforzi  per inviare agli anglo-francesi  aiuti  in armi e materiali, ma non poteva  dichiarare  immediatamente guerra alla Germania.Infatti la Costituzione degli Stati Uniti vietava e vieta  al Presidente  di prendere una decisione così importante: il farlo  avrebbe costituito un grave scandalo e provocato  le accuse di comportamento  antidemocratico e di abuso di autorità  nocivi  soprattutto in vista delle elezioni che erano alle porte in quel periodo negli USA.
A fronte di ciò i francesi tornano alla carica con Churchill per ottenere   dall’Inghilterra l’autorizzazione a chiedere l’armistizio ai tedeschi : ed a questo punto la situazione si fa confusa.  “Gli avvenimenti” scrive infatti il Primo Ministro inglese “avevano luogo con un ritmo così vertiginoso al di qua ed al dilà della Manica, che sarebbe ingannevole presentare il corso dei fatti come un flusso ordinato  di discussioni e di decisioni”.
In risposta alla richiesta di Reynaud  il gabinetto di guerra inglese decide di concedere ai francesi l’invocata autorizzazione a sondare con i tedeschi i termini di un armistizio a condizione che “la flotta francese  salpi immediatamente per i porti britannici “.
Churchill  scrive che tale   decisione  viene comunicata da lui, direttamente, per lettera, al Primo Ministro francese Reynaud  che l’accoglie assai tiepidamente :   ma,  poco dopo,  lo stesso  Reynaud viene  invitato dagli inglesi a non tener  conto della comunicazione da essi  inviatagli.
Perché?
Subito dopo averla spedito ,  Churchill si era incontrato con De Gaulle secondo il quale  per convincere il governo francese  a proseguire la guerra sarebbe stato necessario inviare a Reynaud  una proposta   più audace, sensazionale ed allettante, che avesse l’effetto di una bomba:  la proclamazione di un’indissolubile UNIONE DEI POPOLI FRANCESE E BRITANNICO il cui progetto egli stesso  ( assieme  ad altri importanti personaggi,  Sir Robert Vansittart ed il Magg.Desmond Morton, inglesi, ed i francesi Jean Monnet e Renè Pleven)  aveva predisposto.
 Esso fu esaminato da Churchill che in un primo momento non lo approvò, ma successivamente (scrive)  “il dolore per lo strazio della nostra alleata ed il desiderio di fare qualsiasi cosa  umanamente possibile per aiutarla” prevalsero cosicchè il progetto fu approvato dal governo di guerra inglese e De Gaulle fu autorizzato a consegnarlo a Reynaud.


UNA PROPOSTA SENSAZIONALE

Ecco dunque il testo – veramente clamoroso  - della Dichiarazione che, se accettata dal governo francese di allora,  avrebbe visto nascere in Europa una nuova nazione.

“””                                                           DICHIARAZIONE DI UNIONE.

IN QUESTO TRAGICO MOMENTO NELLA STORIA DEL MONDO, I GOVERNI DEL REGNO UNITO E DELLA REPUBBLICA FRANCESE FANNO QUESTA DICHIARAZIONE D’UNIONE INDISSOLUBILE E D’IMMUTABILE DECISIONE NELLA COMUNE DIFESA DELLA GIUSTIZIA E DELLA LIBERTA’ CONTRO L’ASSERVIMENTO A UNO SCHEMA CHE RIDUCE IL GENERE UMANO AD UNA VITA DI AUTOMI E DI SCHIAVI.
I DUE GOVERNI DICHIARANO  CHE LA FRANCIA E LA GRAN BRETAGNA NON SARANNO PIU’ DUE NAZIONI MA UN’UNIONE FRANCO-BRITANNICA.
LA COSTITUZIONE DELL’UNIONE PROVVEDERA’  A ORGANISMI ABBINATI DI DIFESA E DI POLITICA ESTERA, FINANZIARIA ED ECONOMICA.
OGNI CITTADINO FRANCESE GODRA’ IMMEDIATAMENTE DELLA CITTADINANZA BRITANNICA; OGNI SUDDITO BRITANNICO  DIVERRA’ CITTADINO FRANCESE.
I DUE PAESI CONDIVIDERANNO GLI ONERI CONSEGUENTI  ALLLE  DEVASTAZIONI BELLICHE IN QUALSIASI PUNTO DEI RISPETTIVI TERRITORI E LE RISORSE DI ENTRAMBI SARANNO EGUALMENTE, E COME UNA SOLA, VOLTE A QUESTO SCOPO.
DURANTE LA GUERRA  CI SARA’ UN SOLO GABINETTO DI GUERRA E TUTTE LE FORZE DI GRAN BRETAGNA E FRANCIA DI TERRA, DI MARE E DELL’ARIA SARANNO POSTE SOTTO LA  SUA DIREZIONE.  ESSO GOVERNERA’ DA OVUNQUE GLI SARA’ POSSIBILE. I DUE PARLAMENTI  VERRANNO UFFICIALMENTE ASSOCIATI. LE NAZIONI DELL’IMPERO BRITANNICO STANNO GIA’ COSTITUENDO NUOVI ESERCITI. LA FRANCIA TERRA’ LE SUE FORZE ARMATE A DISPOSIZIONE IN TERRA, SUL MARE E NELL’ARIA. L’UNIONE SI RIVOLGE AGLI STATI UNITI AFFINCHE’ RAFFORZINO LE RISORSE ECONOMICHE DEGLI ALLEATI E PORTINO IL LORO POSSENTE AIUTO MATERIALE ALLA CAUSA COMUNE.
L’UNIONE CONCENTRERA’ TUTTE LE SUE ENERGIE CONTRO LA POTENZA DEL NEMICO , OVUNQUE LA BATTAGLIA POSSA AVER LUOGO.
 E COSI’ VINCEREMO.     
                                                                                                                                                         “””

LA FRANCIA  DICE NO E SI ARRENDE 

Ma le speranze affidate a questo documento, “extrema ratio”  per convincere il governo  francese  a desistere dalla richiesta d’armistizio,  andarono deluse.
Esso era stato accolto dal Primo Ministro francese, assai depresso,  con grande soddisfazione - come un “tonico”   disse Sir Ronald Campbel   -  sicuro che con quella carta in mano sarebbe riuscito a convincere il  governo a  proseguire la guerra.
 Ringalluzzito, “con passo alacre”, scrive Churchill, egli si avviò per leggere il documento al Presidente della Repubblica Albert Lebrun che si trovava in seduta con il governo, ma la sua lettura, ripetuta per ben due volte, non ebbe  l’effetto sperato.       
Infatti Il gruppo disfattista contrario al proseguimento del conflitto  contro la Germania, capitanato dal vecchio Maresciallo Philippe  Pétain  - che Reynaud aveva imprudentemente imbarcato  nel suo governo -   si dichiarò assolutamente contrario all’Unione anglo- francese definita “piano dell’ultimo minuto”, “tranello”, “progetto per imporre una tutela britannica alla Francia o portarle via l’Impero coloniale  e relegarla al rango di Dominion”, concludendo che   “l’unione con  la  Gran Bretagna  era la fusione con un cadavere”.
Alla fine,  trascinato dall’autorevolezza   del vecchio Maresciallo,  il sentimento dominante in  seno al Consiglio fu di rigetto della  proposta che, neppure messa ai voti, dice Churchill, “cadde da sé”.
Reynaud, stremato dalla tensione  fisica e mentale cui era sottoposto  da tanti giorni, mandò le dimissioni al Presidente della Repubblica  consigliandogli, inspiegabilmente,  di convocare al suo posto  Pétain.
Era il 17 giugno 1940.
Il giorno 22 dello stesso mese i plenipotenziari di  Francia,  pur senza aver  ottenuto lo svincolo ufficiale della Gran Bretagna  degli obblighi contratti  con l’intesa anglo-francese del 28-3-1940,  firmarono  a Rethondes l’armistizio con i tedeschi, su quello stesso vagone ferroviario  che nel novembre 1918  aveva visto la delegazione tedesca piegarsi al “diktat” dei vincitori di allora.

LA BEFFA DI DE GAULLE

Oramai, dopo il divorzio, gli inglesi non  avevano più alcun titolo per rimanere in Francia .
Fra i partenti, il generale inglese Spears che aveva fin ad allora collaborato  con i colleghi francesi contro i tedeschi.
Il  18 giugno 1940, il generale De Gaulle  si recò all’aeroporto di Bordeax per salutare  il generale inglese Spears, suo amico,  in partenza.
 Churchill racconta che Spears e De Gaulle si strinsero la mano e si dissero addio: ma quando l’aereo cominciò a muoversi, De Gaulle, che evidentemente, essendosi fin ad allora opposto strenuamente alla resa francese,  fiutava il pericolo che i nuovi governanti   gliel’avrebbero fatta pagare, vi saltò dentro e chiuse lo sportello mentre poliziotti e funzionari francesi, forse in  procinto  di arrestarlo, “a bocca aperta – scrive Churchill – osservavano il velivolo che, libratosi nell’aria, si allontanava sempre più” .
E  De Gaulle, giunto in Inghilterra, si rivolse ai suoi connazionali con un discorso nel quale fra l’altro disse: ”…La Francia non è sola. Essa ha un vasto Impero dietro di sé; può unirsi  con l’Impero Britannico che regge i mari  e continua la guerra. Può utilizzare al massimo, come la Gran Bretagna sta facendo, le vaste risorse degli Stati Uniti…”.
Così, in questo modo rocambolesco, nacque la Resistenza francese che non volle rompere il vincolo che legava indissolubilmente la Francia all’Inghilterra nella lotta contro il nazifascismo.
                                                                                                                                             Giovanni Zannini
         



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