mercoledì 30 luglio 2014

I "DEPISTAGGI" NELLA II GUERRA MONDIALE

Fra le molte specializzazioni create dalle esigenze della II guerra mondiale, il “depistaggio” costituì un’arma insidiosa  e poco conosciuta ma che contribuì spesso in maniera determinante al successo delle  battaglie dell’una o dell’altra parte.
Suo scopo era quello di ingannare il nemico inducendolo, con informazioni fuorvianti, a comportamenti  che alla fine avrebbero giovato a chi aveva ideato il “depistaggio”.
Molto personale intelligente, preparato, colto e munito di una buona dose di fantasia operò nei quartier generali al servizio di generali ed ammiragli che chiedevano ad essi di trarre in inganno il nemico per facilitare i loro piani di battaglia.
Citiamo, ad esempio, due  “depistaggi” che contribuirono decisamente al successo delle armi alleate in Normandia ed in Sicilia.
Il primo, denominato “Operazione Forbice”, ebbe lo scopo di far credere nel 1944 ai tedeschi, ormai convinti della sua ineluttabilità, che lo sbarco sarebbe avvenuto in una località diversa da quella in cui effettivamente ebbe luogo.
A tale scopo, per convincerli che essi sarebbero sbarcati  in Francia attorno a Calais, gli alleati concentrarono sulla opposta riva inglese gran numero  di carri armati e di altri mezzi corazzati,  autocarri e velivoli, che la ricognizione aerea tedesca avvistò e segnalò ai propri comandi i quali si affrettarono a rinforzare le difese attorno a Calais sottraendo così energie in altri punti della costa francese .
Si era però trattato di un tranello in cui i pur abili osservatori tedeschi erano caduti, perché in realtà il  concentramento di materiale bellico da loro avvistato sul suolo inglese era costituito da sagome gonfiabili di gomma perfettamente riprodotte.
Gli alleati, come si sa, sbarcarono poi vittoriosamente in Normandia (Operazione Overlord – signore supremo -) il 7 giugno 1944  a costo di enormi sacrifici che  sarebbero certamente stati assai maggiori ove le difese tedesche avessero potuto avvalersi anche dell’aiuto di quanti,  beffardamente, erano stati invece spediti a Calais. 
Un altro  depistaggio (“Operazione Mincement”)  fu studiato dagli alleati per provocare un alleggerimento delle difese tedesche in Sicilia in vista dello sbarco sull’isola (denominato questa volta “Operazione Husky”) che avvenne nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1943.
In vista di ciò, già nell’aprile 1943 essi trovarono il modo di far ripescare dai tedeschi nelle acque spagnole il cadavere di un giovane ufficiale inglese, il trentenne maggiore William Martin  precipitato in mare con il suo velivolo mentre si dirigeva verso il Comando Generale Alleato nell’Africa del Nord.
Addosso a lui i tedeschi trovarono  documenti ritenuti attendibili comprovanti che uno  sbarco alleato sarebbe avvenuto in Sardegna  con uno sussidiario in Grecia o in altro punto del Mediterraneo occidentale, ma non in Sicilia.
Conseguentemente,  i tedeschi trasferirono una divisione corazzata dalla Francia alla Grecia sulle cui coste   installarono diverse batterie costiere e nelle cui acque collocarono campi di mine.
Oltre a ciò, dalla Sicilia fu trasferito in Grecia un gruppo di dragamine ed un’unità corazzata fu inviata in Corsica per fronteggiare il preannunciato sbarco in Sardegna.        
Inutile dire che il cadavere ripescato dai tedeschi non era quello del fantomatico magg. William Martin (ma gli inglesi, dove l’avevano preso? Innegabilmente, una trovata piuttosto macabra, anche se la guerra ci ha abituati a questo ed altro…) ma grazie a lui gli alleati sbarcati in Sicilia trovarono una resistenza che, senza il contributo  di questo benemerito, sconosciuto  defunto, sarebbe certamente stata più accanita.

                                                                                                                                      Giovanni Zannini 

Nessun commento:

Posta un commento