lunedì 20 aprile 2015

A difesa della patria - IN TRINCEA E NEI CIELI

Rientrato, dopo lo scoppio della guerra, in Italia dalla Russia ove si era recato per lavoro, Arturo Zannini da Borso del Grappa, classe 1887, è arruolato ed assegnato il 17 novembre 1915 al 1° Reggimento Granatieri di Sardegna. Inviato in zona di guerra nel febbraio 1916, partecipa come soldato semplice ai duri combattimenti sull'Altopiano di Asiago, sul S.Michele e, infine, da ufficiale, sull'Hermada ove il 10 giugno 1916 è ferito ad un ginocchio e quindi trasferito per cure all'Ospedale Vignola di Milano.
Durante la malattia e la convalescenza è “ispirato” scrive in una sua lettera, “dal valore dei nostri piloti”, ed è desideroso di “tutelare con le mie ali i granatieri” nelle trincee ove ha a lungo combattuto. Perciò, appena guarito, chiede ed ottiene di entrare a far parte del nuovo “Corpo Aeronautico Militare” all'epoca ancora dipendente dall'Esercito: solo il 28 marzo 1923, infatti, veniva istituita la “Regia Areonautica”come Arma indipendente da Esercito e Marina.
Il corpo era composto da ufficiali provenienti dalle diverse armi dell'esercito che mantenevano le proprie divise caratterizzandosi solo per un'aquila sul braccio destro. Il ten.Zannini potè così continuare a fregiarsi degli alamari (un girocollo bianco, residuo delle sgargianti divise dei granatieri creati da Vittorio Amedeo II di Savoia) che nella sua corrispondenza definisce “sacri” così come li esaltava all'epoca lo spirito di corpo dei granatieri.
Inizia così il 5 aprile 1918 la sua scuola di volo presso il “Battaglione scuola aviatori” del campo d'aviazione di Venaria Reale (Torino) ed il “Libretto personale di volo” rintracciato fra le carte custodite dal figlio, costituisce un prezioso documento sugli inizi dell'aviazione militare italiana.
Il rischio per i partecipanti alla scuola era altissimo (si parla di un rischio morte del 35% e forse più) causato e dalla scarsa affidabilità dei velivoli e dall'accelerata istruzione degli allievi per fornire al più presto uomini al nuovo corpo solo recentemente costituito.
“Cappellano Militare e ambulanza della Croce Rossa erano sempre presenti in areoporto al bordo delle piste” ricordava Zannini. Ed in proposito citava come, rientrato, un pomeriggio, da una breve commissione a Torino, ebbe la traumatica notizia della morte del collega con il quale condivideva la camera, dalla divisa insanguinata gettata con noncuranza militaresca, sul suo letto.
Gli incidenti si verificavano soprattutto in fase di atterraggio, ed il “Libretto di volo” del giovane allievo ne attesta uno, fortunatamente non grave, avvenuto l'8 maggio nel corso della lezione n.23. L'istruttore annota infatti:”Qualche volta atterra picchiato. Arriva lungo e va contro un altro apparecchio rompendo un rotatore ed un montante”.
Il programma didattico prevedeva inizialmente il “rullaggio” a bordo della carlinga di un aereo privo di ali (definito in gergo “Checca”) sul quale l'allievo vagolava sul campo per prendere confidenza con il motore ed il timone di direzione.
Successivamente, il rullaggio su veri aerei, il “Bleriot“ (36 HP) ed il “Caudron” (ben 80!), poi, il 27 aprile, il primo “decollaggio”: la strada del cielo si è aperta. E si vola : la quota raggiunta l'11 maggio è di 400 metri; il 13 si sale a 800; il 20, a 1050; il 21, nello stesso giorno, in tre lezioni, si raggiungono i 1300 metri, poi i 1500, infine, i 2200.
Così, in 41 giorni, dopo 45 lezioni e 6 ore e 53 minuti di volo, l'allievo ottiene il 1° Brevetto di pilota il giorno 23 di maggio.
Per perfezionarsi è trasferito, alla stessa data, al campo di Cascina Costa (vicino a Busto Arsizio) ove dal 29 maggio al 17 luglio vola su aerei “Aviatich” e “Nieuport” ottenendo il 2° Brevetto, dopo di che è di nuovo trasferito sul campo di Furbara (vicino a Roma) per lezioni di acrobazia e tiro su sagome in mare ove Zannini, tutto preso dalla mira, sta per finire, e solo una brusca virata ed il suo sangue freddo lo salvano.
Ottenuto il 30 agosto il 3° Brevetto, il tenente pilota Arturo Zannini è pronto per l'impiego ed il 23 settembre è destinato al Campo d'Aviazione di Terni al comando della 306a squadriglia: l'ordine è di opporsi a possibili incursioni nemiche miranti a colpire le famose acciaierie ove si costruiscono i cannoni tanto necessari al fronte.
Il 4 novembre la guerra finisce, ed il Ten.Arturo Zannini, inviato in congedo il 26-8-1919 sale per l'ultima volta sul suo fedele “Nieuport” che, ricorda fieramente, “porta dipinta sull'ala l'aquila che fra gli artigli ghermisce i Sacri Alamari sormontati dalla fiamma del I Reggimento Granatieri”.




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