lunedì 21 settembre 2015

LA LUNGA STRADA DEI RIFORNIMENTI AGLI INGLESI IN EGITTO

E' sempre interessante osservare la seconda guerra mondiale vista dalla parte dei nemici dell'Italia, in particolare con gli occhi di Winston Churchill, uno dei principali protagonisti di quel conflitto, che nella sua monumentale opera “La seconda guerra mondiale” (che gli valse il Premio Oscar per la letteratura nel 1953) ne rievoca le vicende.
In particolare, val la pena rievocare quelle avvenute sul fronte dell'Africa settentrionale subito dopo l'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 940, contro la Francia e Inghilterra, quali raccontati dall'autore, senza commento alcuno da parte nostra sulla loro credibilità peraltro alta attestata dal riconoscimento dell'autorevole consesso internazionale.
Secondo l'autore al momento dell'entrata in guerra l'Italia disponeva di una quindicina di divisioni con 215.000 uomini, contro una forza inglese di circa 50.000 uomini destinati a difendere l'Egitto dalla prevista offensiva italiana; oltre a ciò, gli italiani disponevano della superiorità aerea.
Forte di questa superiorità, Mussolini vorrebbe passare subito all'attacco per conquistare l'Egitto, ma Graziani, comandante in Africa settentrionale, tergiversa: lo preoccupano i rifornimenti (acqua soprattutto!) una volta allontanatosi dalle basi di partenza in Cirenaica. Mussolini critica aspramente Graziani: “Non bisogna affidare incarichi a coloro che non hanno almeno un grado da conquistare. Graziani ne ha troppi da perdere” si legge nel diario di Ciano riportato da Churchill.
Alla fine, però, “molto di controvoglia” (scrive Ciano) il generale cede ed il 13 settembre ordina l'avanzata, il confine egiziano è superato, Sidi Barrani conquistata.
Il successo iniziale rallegra Mussolini che se ne attribuisce il merito. Gli inglesi arretrano combattendo e, abbandonata Sollum, si concentrano su Marsa Matruh preparandosi ad una battaglia disperata per arrestare le sovrastanti forze italiane: ma, insperatamente, Graziani si ferma sulle posizioni conquistate.
Gli inglesi, prevedendo che prima o poi gli italiani proseguiranno nell'avanzata che avrebbe fatalmente portato, data la sproporzione delle forze in campo, alla perdita dell'Egitto, chiedono con urgenza a Londra l'invio di rinforzi. Nonostante il pericolo sempre incombente di una invasione tedesca sull'isola britannica, il Gabinetto di Guerra inglese prende la coraggiosa decisione di ridurre le difese metropolitane a favore del fronte nordafricano inviando colà quasi la metà dei propri migliori carri armati destinati alla difesa della madrepatria.
Presa questa audace decisione, si pone il problema del loro trasporto dall'Inghilterra in Africa ed i punti di vista divergono.
L'Ammiragliato è fermamente deciso a far pervenire gli aiuti per la cosiddetta “rotta del Capo”, ossia circumnavigando l'intero continente africano, ritenendo troppo pericoloso l'attraversamento dell'intero mare Mediterraneo (ove gli italiani, dopo la resa dei francesi e quindi della loro potente flotta, sono divenuti la forza maggiore) da occidente a oriente.
Churchill è di parere opposto ed insiste affinchè i preziosi carri armati giungano in Egitto attraverso la “scorciatoia” del Mare Mediterraneo: il pericolo che gli italiani riprendano l'offensiva verso il
Delta egiziano è sempre incombente, e se decidessero di farlo ora la possibilità di fermarli, data l'attuale evidente stato d'inferiorità sarebbe nulla. Egli ritiene dunque che valga la pena di correre il rischio della rotta del Mediterraneo di fronte a quello assai maggiore di una completa sconfitta in Africa settentrionale che avrebbe portato gli italiani a conquistare l'intero Egitto.
Churchill sosteneva che se il convoglio con i preziosi aiuti avesse percorso la “scorciatoia” del Mediterraneo sarebbe giunto al porto di Alessandria verso il 15 settembre: se, invece, avesse intrapreso la “rotta del Capo”, sarebbe arrivato circa tre settimane dopo.
Senza contare che nel frattempo, inutilizzati in mare, essi non avrebbe giovato né alla difesa dell'Inghilterra né agli inglesi asserragliati a Marsa Matruh.
Ma l'Ammiragliato inglese è irremovibile ed il convoglio con il prezioso carico si avvia a tutta forza sulla lunga rotta del Capo di Buona Speranza.
Giungerà in tempo prima che Graziani decida di riprendere la marcia che avrebbe quasi certamente portato alla conquista dell'intero Egitto?
Graziani non si muove: forse, si chiede Churchill, attende l'arrivo di forze tedesche:”..ed in tal caso i tedeschi afferreranno con mani sempre più salde la macchina bellica italiana, ed allora il quadro sarà ben diverso”. Una dura considerazione che a noi italiani non fa certo piacere...
Per cui, arrivati finalmente i rinforzi dalla rotta del Capo, gli inglesi così rinvigoriti, invece di attendere l'iniziativa avversaria impegnandosi in una battaglia esclusivamente difensiva per poi contrattaccare, decidono di prevenire le mosse avversarie ed il 6 dicembre 1940, da Marsa Matruh passano essi stessi all'attacco con un esito devastante per gli italiani.
Cadono Sidi Barrani, Sollum, Bardia ed il 22 gennaio 1941 gli inglesi conquistano Tobruch ove arrestano la vittoriosa offensiva.
Scrive Churchill:”La grande armata italiana che aveva parzialmente invaso e sperato di conquistare l'Egitto, non esisteva più come forza militare e soltanto le imperiose difficoltà della distanza e dei rifornimenti (le stesse che avevano indotto gli italiani ad interrompere la propria avanzata a Sidi Barrani – n.d.a.) ostacolavano il proseguimento indefinito dell'avanzata britannica a occidente”.

Fin qui Churchill, e noi ci chiediamo, col senno di poi, quale sarebbe stato l'esito della battaglia in Africa settentrionale se Graziani fosse passato all'attacco prima dell'arrivo dei rinforzi dalla “rotta del Capo”.
Noi ora apprendiamo da Churchill lo stato di grave inferiorità in cui si trovavano gli inglesi di fronte all'offensiva italiana del settembre 1940 e possiamo dedurne che il suo proseguimento, ove Graziani si fosse assicurato i rifornimenti prima di partire all'attacco come impostogli da Mussolini, avrebbe sicuramente portato alla conquista dell' Egitto con conseguenze inimmaginabili sulla sorte dell'intero conflitto.
Da tutto quanto sopra emerge che non si può considerare, come molti affermano, il gen.Graziani responsabile dell'accaduto.
Al momento dell'entrata in guerra dell'Italia egli aveva chiaramente dichiarato di non essere ancora pronto a scatenare un'offensiva contro gli inglesi per la conquista dell'Egitto: ed è pensabile che egli si stesse preoccupando di risolvere i difficilissimi problemi relativi ai rifornimenti (acqua, soprattutto!) in terra africana, prima di farlo.
Fu invece Mussolini a spingerlo, anche con minacce (diario di Ciano: “... se non attacca per lunedì sarà sostituito”) che lo costrinsero ad obbedire con le note conseguenze.
Ecco un ulteriore errore da addebitare allo stratega Mussolini.


                                                                                                      Giovanni Zannini

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